(†*) timeo pubblica quel che è pensabile
Il fetore e il fragore delle città avvelenate, i lugubri bunker sotterranei, i paesaggi coperti di cenere… il peggio è solo il meglio in malafede, e le distopie altro non sono che rimproveri intrinseci alla tradizione utopica. Bramiamo e ammoniamo: i nostri sogni migliori e i nostri incubi peggiori alleati contro la nostra veglia.
China Miéville, introduzione all’Utopia di Tommaso Moro
Da poco entrato in una nuova casa (nel senso di abitazione), ho comprato e letto il primo libro di una nuova casa (nel senso di editrice).
Si chiama (†*) timeo — come il dialogo di Platone ma leggibile anche come Time 0 —«esplora i limiti del pensabile» e si presenta con un abito argento e rosso che starebbe bene a Kate Moss. E con queste parole:
Il libro che avete tra le mani è parte della prima tiratura del primo libro pubblicato da Timeo, un classico del pensiero occidentale che viene qui riletto fino a trovare un’interpretazione inedita.
Ursula K. Le Guin e China Miéville, grazie agli strumenti della speculazione immaginifica, ricostruiscono come Tommaso Moro abbia proiettato in questo testo soltanto una delle infinite società ideali possibili: la sua. Un’utopia che — come spesso inaspettatamente accade — si è in parte realizzata, in secoli e secoli di colonialismo, violenza e massacri.
Questa prima pubblicazione di Timeo ha senz’altro l’obiettivo di riattivare un dibattito intorno alla comune percezione del senso utopico, ma è anche e soprattutto un modo per fare nostro, sin dall’inizio, il monito di Le Guin e Miéville: occorre valutare con coscienza quel che pensiamo, e temere sempre le conseguenze di ogni speranza.