Joan Silber – Un’idea di paradiso
«Mi sembrava ridicolo che le persone badassero alle crepe, come se la realtà non fosse naturalmente incrinata e in continuo disfacimento.»
Il cerchio si apre con Alice, aspirante showgirl che incontra il futuro marito su una nave da crociera e va a vivere con lui in Francia, per poi abbandonarlo con l’intento di proseguire la carriera nella danza. La donna, tuttavia, soccomberà alle umiliazioni inflittele dal suo insegnante, Duncan, che a sua volta sarà abbandonato da Andre e proverà a consolarsi con Carl, un giovane cantante che ripropone nei suoi brani i sonetti di Gaspara Stampa, considerandola un’antesignana del blues.
Così, proprio la poetessa prende vita per raccontare la storia dei suoi amori e della sua arte nella Venezia del Sedicesimo secolo. Di lei scrive Rilke nelle Elegie duinesi, lette da Tom, un hippie giramondo che si trova a dover fare i conti con la paternità e l’imprevedibilità della sua compagna, e che in seguito si innamora di una donna la cui bisnonna era missionaria in Cina.
Da qui, dal paese della Grande muraglia, la catena prosegue per narrare le vicende di una coppia di predicatori coinvolta nella rivolta dei Boxer. A chiudere un cerchio dalla circonferenza tanto ampia è la ricomparsa di Alice. Di lei si innamora Giles, proveniente da una famiglia molto cattolica, che si avvicina al buddismo dopo un lutto difficile da ricondurre alla realtà.
Le storie narrate da Silber si intrecciano, i suoi personaggi si inseguono, in un’opera ricorsiva e ammaliante che celebra la devozione in tutte le sue forme: a un’arte, a una fede, a un luogo, a una persona, a un amore. Un’instancabile ricerca di nuovi paradisi, appunto, dove poter iniziare una nuova vita.