Ananthaswamy Anil – L’uomo che non c’era
Storie ai limiti del Sé
«Le neuroscienze ci dicono che il nostro senso del sé è il risultato
di complesse interazioni fra la mente e il corpo, di
processi neurali che «aggiornano» il sé di momento in momento, e che questi diversi momenti sono concatenati tra loro così da farci percepire la nostra individualità in modo continuo.»
Dove possiamo collocare il nostro Sé? Nel cervello? Nella mente? Nel corpo? E soprattutto, un Sé esiste davvero? E se esiste, di cosa è fatto, che confini ha, come si trasforma nel corso della nostra vita?
Esistono storie di uomini e donne che spingono al limite le possibili risposte a queste domande, accompagnandoci in un viaggio in regioni dell’identità incerte e perturbate. Schizofrenia, Alzheimer, autismo, epilessia, sindrome di Cotard sono solo esempi di modi di esistere in cui l’assioma cartesiano del «cogito ergo sum» è sovvertito dal «penso, dunque non sono».
L’uomo che non c’era parte da qui: dagli interrogativi a cui epistemologie differenti non hanno ancora saputo rispondere definitivamente, rimandandoci alla certezza che mente e corpo intrecciano tra loro relazioni complesse e mutanti, che i processi neuronali aggiornano il nostro sé continuamente, e che la percezione di continuità che abbiamo del nostro essere noi stessi potrebbe di per sé essere un’illusione.
Perché il sé è allo stesso tempo ovunque, eppure da nessuna parte, nel nostro cervello.