Alessandro de Lisi – Un’estate a Palermo

“Sangù”, la prima storia del capitano Farkas

«Palermo è buttana. Ti fa vedere la carne umida e ti fa perdere i sensi, poi ti artiglia con la sua lingua a uncino e ti respinge. Impossibile non cadere bollito d’amore per lei.»

 

Estate 1985, in una Palermo soffocante, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, vengono portati all’Asinara.
Qui, nella piccola isola sarda sede del penitenziario di massima sicurezza, i magistrati scriveranno parte dell’importante “istruttoria” del maxi processo contro Cosa Nostra. In piena ascesa dei Corleonesi di Riina e Provenzano, Falcone e Borsellino, una sigaretta dietro l’altra, creeranno il capolavoro giudiziario che porterà, nel 1987, alla più grande sconfitta della mafia siciliana.
Attorno a tutti, troppi morti in una città girata dall’altra parte, assuefatta e annoiata (all’apparenza) dalle bombe, dal clientelismo e dal pizzo. In questo scenario il capitano Carlo Farkas, carabiniere sui generis, figlio di esuli istriani, lavora per i magistrati e un po’ per sé stesso, alla ricerca della verità.
Scritto a cento all’ora, come da dentro una blindata a sirene spiegate, Un’estate a Palermo è un romanzo generazionale che racconta, in un siciliano da marciapiede, la vita dei magistrati martiri e di quelli che sono stati loro accanto, amando Palermo, nonostante tutto.