Contro la democrazia, estremi rimedi

Con un saggio di Gianfranco Pellegrino
Traduzione di Paolo Bassotti
Luiss University Press 2019

Leggere i saggi di Jason Brennan, e ancor di più lavorarci, ha su di me l’effetto di un potente analgesico quando sono ostaggio di un’emicrania: mi calma e rilassa, e mi ridona un po’ di fiducia nel prossimo.
Brennan, per rubare una felice definizione di un mio amico, assomiglia a un «pericoloso sovversivo travestito da garbato e un po’ noioso professore». È da poco uscita la sua ultima opera tradotta in Italia, Estremi rimedi, una spassosa disamina dei motivi per cui ciascun cittadino, di fronte a un’ingiustizia commessa dal potere costituito e legittimo, dovrebbe sentirsi in diritto di resistere, sempre, anche al cospetto dell’autorità.

Questo libro sostiene una tesi piuttosto semplice, ma potenzialmente pericolosa: il nostro diritto di difendere noi stessi o gli altri dagli agenti del governo è uguale al diritto che abbiamo di difenderci dagli altri cittadini.

In estrema sintesi: non è vero che gli agenti del governo godono di una immunità speciale che non ci dovrebbe consentire di ingannarli, aggredirli o addirittura ucciderli se, nel loro operato, mettessero ingiustamente a rischio la nostra incolumità. A questa tesi dell’immunità speciale Brennan contrappone piuttosto la tesi della parità morale:

Le condizioni secondo le quali una persona, per difendere sé stessa o gli altri, può sviare, ingannare, sabotare, aggredire o uccidere un altro comune cittadino, o distruggere la proprietà privata, sono le
stesse secondo le quali un privato cittadino può fare le medesime cose a un agente del governo (in servizio) o a una proprietà governativa.

A chi fosse affascinato da queste premesse consiglio vivamente la lettura completa del saggio.


Prefazione di Sabino Cassese
Traduzione di Rosamaria Bitetti e Federico Morganti
Luiss University Press 2018

Il mio invaghimento per Brennan, però, risale alla sua opera precedente, dal titolo che è tutto un programma: Contro la democrazia. In questo saggio l’autore sostiene una tesi altrettanto semplice e pericolosa di quella appena esposta: la democrazia, pur essendo la peggior forma di governo a eccezione di tutte le altre, non funziona più. Dobbiamo trovare qualcosa di meglio, e quel qualcosa potrebbe essere l’epistocrazia, ovvero una forma di democrazia rivisitata e corretta in base alla quale quella minuscola e insignificante quota di potere politico che il cittadino esercita attraverso il voto è ridistribuita tenendo conto del suo livello di conoscenza e competenza.
Insomma, non è affatto democratico che, nel momento del voto, un cittadino del tutto ignorante, disinteressato e disinformato goda dello stesso potere che può esercitare un cittadino competente, attivo e consapevole.
Invito chi non è d’accordo con questo assunto a leggere la Top 10 delle citazioni tratte dal libro che riporto di seguito:

p. 46: […] il suffragio universale incentiva la maggior parte degli elettori a prendere le decisioni politiche in condizioni di ignoranza e irrazionalità, imponendo queste scelte a persone innocenti. Un suffragio illimitato, uguale e universale sarebbe giustificato soltanto se non potessimo concepire un sistema che funzioni meglio.

p. 56: Principio di anti-autorità: quando alcuni cittadini sono moralmente irragionevoli, ignoranti o politicamente incompetenti, è lecito non consentire loro di esercitare autorità politica sugli altri. O impedendo loro di detenere il potere o riducendo il potere che hanno al fine di proteggere persone innocenti dalla loro incompetenza.

p. 57: Forse alcuni di noi hanno il diritto di essere protetti dall’incompetenza altrui.

p. 95: Gli elettori rimangono ignoranti e irrazionali perché la democrazia li incentiva a rimanere ignoranti e irrazionali.

p. 129: La maggior parte dei cittadini si sbaglia: quello che sa è meno di niente. Non solo fa errori o è ignorante su questioni semplici e facilmente verificabili (come, ad esempio, l’entità del budget federale o chi sia il suo attuale rappresentante al Congresso), ma è anche priva delle più rudimentali conoscenze di scienze sociali necessarie per valutare quei fatti. Per tali ragioni, le democrazie violano sistematicamente le condizioni necessarie per il consenso informato.

p. 130: I leader politici non solo fanno di continuo promesse che non mantengono, ma altrettanto di frequente si servono di menzogne e manipolazioni palesi per ottenere voti. Se lo facesse un medico – se, ad esempio, un medico mentisse dicendo: “Per migliorare la vista devi per forza di cose ingrandirti il seno” – si tratterebbe di un’evidente violazione del criterio della volontarietà.

p. 191: La maggior parte dei miei concittadini è troppo incompetente, ignorante, irrazionale e moralmente irragionevole per la politica. Nonostante ciò, essi esercitano potere politico su di me.

p. 191: Le persone che esercitano potere su di me – compresi gli altri elettori – dovrebbero farlo in modo competente e moralmente ragionevole. Altrimenti, per ragioni di giustizia, si dovrebbe proibire loro di esercitare potere, o dovrebbero esistere robuste istituzioni volte a proteggermi dalla loro incompetenza. Questo è l’argomento che sosterrò.

p. 288: Proprio come ho buone ragioni per odiare un guidatore ubriaco e negligente che mette in pericolo me e i miei figli, ho altrettante buone ragioni per odiare la maggior parte dei miei concittadini ogni volta che si dedicano alla politica. O almeno, questo è il punto che sosterrò.

p. 297: Nella società civile, la maggior parte dei miei concittadini sono miei amici civici, siamo tutti parte di un grande progetto di cooperazione. Una caratteristica ripugnante della democrazia è che trasforma queste persone in minacce al mio benessere. I miei concittadini esercitano potere su di me in modo rischioso e incompetente. Questo li rende i miei nemici civici.

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