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Il disegno satirico, guida suprema della libertà


Mentre da giorni la stampa italiana racconta i tormenti di padre Georg, Charlie Hebdo riaccende una luce contro ogni forma di oscurantismo e intolleranza religiosa.
Di seguito la traduzione (mia e non autorizzata) dell’articolo Le dessin satirique, guide suprême de la liberté, pubblicato nel numero speciale 1589 della rivista satirica francese, in occasione dell’ottavo anniversario dell’attentato del 7 gennaio 2015.



Il mese scorso, Charlie Hebdo ha lanciato un concorso di vignette su Ali Khamenei, guida suprema della Repubblica islamica dell’Iran. È stato un modo per dimostrare il nostro sostegno agli iraniani che mettono in gioco la loro vita per difendere la libertà dalla teocrazia che li opprime dal 1979. E per ricordare a tutti che le ragioni per cui i vignettisti e i redattori di Charlie sono stati uccisi otto anni fa sono purtroppo ancora attuali. Chi si rifiuta di sottomettersi ai diktat delle religioni rischia di pagare con la vita.
Cosa avrebbero pensato oggi Charb, Cabu, Bernard Maris, Wolinski, Tignous, Mustapha Ourrad, Honoré ed Elsa Cayat vedendo ciò che sta accadendo in Iran? Nessuno può dirlo, ma possiamo fare delle ipotesi. Otto anni dopo, l’intolleranza religiosa continua il suo lavoro in barba alle proteste internazionali e al rispetto dei più elementari diritti umani.
Le vignette sulla guida suprema che abbiamo ricevuto sono una sorta di estensione di ciò che i vignettisti di Charlie assassinati hanno sempre denunciato. Nel 2000, Honoré scrisse un articolo a sostegno del vignettista iraniano Nik Ahang-Kowsar, minacciato di un anno di carcere e di 74 frustate per aver raffigurato l’ayatollah Mohammad-Taghi Mesbah-Yazbi nei panni di un coccodrillo. All’epoca, circa 20 giornali riformisti iraniani avevano chiesto che il dignitario fosse perseguito per diffamazione. È passato molto tempo…
Già nel 1993, Teheran aveva indetto un concorso di vignette chiedendo ai partecipanti di ritrarre l’autore dei Versetti satanici per «rappresentare la vera cospirazione che si cela dietro il romanzo blasfemo di Salman Rushdie». Il vincitore avrebbe ricevuto 160 monete d’oro. In risposta, Charlie Hebdo pubblicò circa 20 disegni satirici sulla Repubblica islamica dell’Iran. Perciò, senza questa competizione lanciata dagli ayatollah iraniani che volevano ridicolizzare Rushdie non avremmo mai avuto l’idea di pubblicare, tredici anni dopo, le vignette di Maometto, né oggi quelle dell’attuale guida suprema iraniana. Almeno per questo, possiamo dire grazie!
I disegni che abbiamo ricevuto provengono da tutto il mondo, a dimostrazione, per chi ancora ne dubita, di quanto sia universale la dimensione della caricatura e dell’attaccamento alla libertà dall’arbitrio religioso. Tra gli oltre 300 disegni ricevuti abbiamo selezionato i più riusciti, originali ed efficaci. Tutti, in ogni caso, hanno il merito di aver sfidato l’autorità che la presunta guida suprema pretende di essere, così come la coorte dei suoi servi e degli altri spadaccini.
Ovviamente non ci sono premi in palio, perché assegnare il primo, il secondo e il terzo posto significherebbe svalutare gli altri disegni. E quale ricompensa sarebbe degna del coraggio di dire no ai tiranni religiosi? Ce n’è però una che nessuno può comprare o offrire, per la buona ragione che non ha prezzo: la libertà, semplicemente.


«Fondamentalismo, oscurantismo e fanatismo non sono disfunzioni, sono consustanziali al “fatto religioso”. Quando scende su un terreno politico, lo stato normale di una religione è il totalitarismo, e i suoi strumenti preferiti sono la brutalità, se non la barbarie. L’islam non fa eccezione alla regola: affermare che le atrocità commesse dall’Isis o un attacco islamista non hanno nulla a che fare con l’islam è sciocco e impreciso come affermare che l’Inquisizione o il massacro del giorno di San Bartolomeo non avevano nulla a che fare con il cattolicesimo.»
Intervento di Gérard Biard, caporedattore di Charlie Hebdo, durante l’ultima edizione delle Giornate della laicità

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