Au Revoir, Shoshana!
Per chi non avesse voglia e/o tempo di affrontare le oltre 800 pagine del libro, consiglio questo illuminante articolo di Oliviero Ponte di Pino.
Oppure, più modestamente, questa selezione di citazioni tratte dal volume:
«Il capitalismo della sorveglianza si appropria dell’esperienza umana usandola come materia prima da trasformare in dati sui comportamenti. Alcuni di questi dati vengono usati per migliorare prodotti o servizi, ma il resto diviene un surplus comportamentale privato, sottoposto a un processo di lavorazione avanzato noto come “intelligenza artificiale” per essere trasformato in prodotti predittivi in grado di vaticinare cosa faremo immediatamente, tra poco e tra molto tempo.»
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«Il capitalismo della sorveglianza è intimamente parassitico e autoreferenziale. Rimanda alla vecchia immagine di Karl Marx del capitalismo come un vampiro che si ciba di lavoro. C’è però una svolta inattesa. Il capitalismo della sorveglianza non si ciba di lavoro, ma di ogni aspetto della vita umana.»
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«Il capitalismo della sorveglianza opera sfruttando un’asimmetria senza precedenti della conoscenza e del suo potere. I capitalisti della sorveglianza sanno tutto di noi, mentre per noi è impossibile sapere quello che fanno. Accumulano un’infinità di nuove conoscenze da noi, ma non per noi. Predicono il nostro futuro perché qualcun altro ci guadagni, ma non noi.»
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«Se nei decenni a venire dovremo ridare forza alla democrazia, dovremo anche ritrovare l’indignazione e il senso di lutto per quel che ci stanno rubando. Non mi riferisco solo alle “informazioni personali”. È in gioco la sovranità dell’individuo sulla propria vita: la possibilità di essere gli autori della nostra storia.»
29 febbraio 2020: un giorno da ricordare.