14 dicembre 2001 — W.G. Sebald
Dietro la fronte avvertivo già quell’infame torpore che prelude al declino della personalità,
sentivo di non possedere realmente né memoria né raziocinio né un’esistenza nel vero senso del termine,
di non aver fatto altro per tutta la vita che cancellarmi volgendo le spalle al mondo e a me stesso.
Austerlitz
Winfried Georg Sebald
Wertach, 18 maggio 1944 – Norfolk, 14 dicembre 2001
«Quest’idea, che l’individuo autonomo sia padrone del proprio destino, non mi ha mai convinto. Sicuramente nella mia esperienza ogni volta che nella vita ho pensato di avere sistemato ogni cosa al meglio, di avere tutto sotto controllo, è accaduto qualcosa subito dopo che ha disfatto tutti i miei piani. E così via. L’illusione di avere il controllo sulla mia vita è andata avanti fino al mio trentacinquesimo compleanno. Poi è finita. (il pubblico ride.) Adesso sono fuori controllo.»
«Mi viene in mente un esperimento che affascinava Sebald: “Mettono un topo in un cilindro pieno d’acqua, e il topo nuota per qualche minuto, poi, quando capisce che non c’è via d’uscita, muore d’infarto” mi dice. Un secondo topo viene posto in un cilindro simile, ma con una scala che consente al topo di fuggire. “Infine, rimetti questo secondo topo nel cilindro senza scala, ed esso continuerà a nuotare fino a morire per sfinimento” mi spiega. “Ti viene dato qualcosa – una vacanza a Tenerife, o l’incontro con una bella persona – e quindi vai avanti, anche se non c’è alcuna speranza. E questo ti dice tutto ciò che c’è da sapere.” Sebald ride. In modo sconsolato, allegro, conviviale, amaro, rassegnato, teatrale, inconsolabile, cupo, triste? Nessuno può dirlo.
da Il fantasma della memoria. Conversazioni con W.G. Sebald